“Il Papa primo patriarca” accordo cattolici – ortodossi.
Dopo circa 1000 anni (scisma 1054) il Papa viene di nuovo riconosciuto “primus inter pares” per un auspicato ecumenismo con gli ortodossi.
Ritornando alla storia, poiché Roma era iconodula, tutti i religiosi bizantini perseguitati a causa dell’iconoclastia erano sempre ben accetti dalla Chiesa latina, qualunque fosse la loro meta; questo periodo storico lo dimostra ampiamente.
b) Il papa metteva a proprio agio gli esiliati bizantini, al punto da farli pregare e cantare nella propria lingua, il greco; il che significa che potevano seguire le proprie tradizioni, ovunque si rifugiassero. Un’ulteriore conferma di ospitalità e azione pastorale del Vescovo di Roma verso i rifugiati ci viene anche da Papa Pasquale I (817-824) in piena seconda, ma blanda, iconoclastia (814-842): il monaco Teodoro Studita, il principale difensore della venerazione delle immagini, chiese aiuto al Papa per sé e per tutti i perseguitati48: Pasquale I protestò contro con Leone V ma senza successo; “Comunque, offrì ospitalità ai monaci greci fuoriusciti e non rientrati” in patria col cessare delle ostilità religiose in seguito al concilio del 787. Il Pontefice stesso insediò un monastero greco nella Città, superando così di gran lunga in ospitalità, il suo non lontano predecessore.
Altro che rivalità con la Chiesa di Roma e pretesa di indipendenza!
c) I monaci esiliati, quindi, non erano degli sbandati in cerca di una nuova dimora arbitraria (Carucci e Iannone); né, avevano perso la loro dignità di religiosi al punto da non osservare i tre consigli evangelici di povertà, castità e, soprattutto, obbedienza all’ordine religioso costituito (Paraggio); questi voti, pur ufficiosi, accomunavano il monachesimo sia orientale che occidentale, sin dal suo sorgere.

 

 
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